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Aston Martin Valkyrie

La follia geniale della F1 su strada

Quando dici Valkyrie, non stai parlando di un’auto. Stai parlando di un’ossessione.
Un progetto nato dal genio visionario di Adrian Newey (Red Bull Racing Advanced Technologies) e dalla voglia di Aston Martin di costruire la macchina definitiva. Quella che portasse letteralmente la Formula 1 sulla strada.
E non è un modo di dire. La Valkyrie è un concentrato di tecnologia da monoposto, impacchettata in una carrozzeria da hypercar con targa.

Il programma Valkyrie si articola in quattro varianti: Coupé e Spider, entrambe omologate per la strada, e le versioni AMR Pro e LM, pensate per la pista. Coupé e Spider sono dunque le declinazioni “civili” di un progetto da competizione pura. La prima, quella “pura”, quella che punta tutto sulla rigidità e sul carico aerodinamico. La seconda, più rara, con tetto rimovibile e un’esperienza open-top che definire emozionante è riduttivo.
Ma in entrambi i casi, siamo davanti a un oggetto costruito attorno a un principio chiaro: zero compromessi.

Powertrain e architettura meccanica

Sotto quel guscio di carbonio pulsa un 6.5 litri aspirato Cosworth.
Un motore che da solo è un monumento: 1.000 cavalli “puri”, senza turbo, che respirano aria come Dio comanda. A questo si aggiunge un sistema ibrido KERS da circa 140 cavalli elettrici, per un totale di 1.139 CV.
Trazione posteriore, sequenziale a sette rapporti con frizione singola, progettato per minimizzare peso e ingombro. Architettura con motore portante come in F1: vuol dire che il V12 fa parte del telaio.
È lui che tiene insieme la macchina.

Piuma e lama: aerodinamica e struttura

La monoscocca in fibra di carbonio pesa poco più di 100 kg.
Il corpo vettura è un Venturi vivente: tutto è pensato per generare deportanza.
Guarda sotto: non c’è un “fondo piatto”, c’è un tunnel d’aria. La macchina letteralmente “succhia” l’asfalto.

Il peso a secco della Coupé è stimato attorno ai 1.270 kg, con un rapporto peso/potenza prossimo a 1:1 (kg/CV).

E le sospensioni push-rod, le forme esasperate dei passaruota e l’assenza di orpelli estetici ti fanno capire subito che qui non si tratta di stile, ma di funzione.

Come si può vedere l’aerodinamica è il vero elemento distintivo del progetto:

  • fondo completamente carenato con canali Venturi e diffusore a effetto suolo
  • elementi mobili per la gestione del carico in funzione delle condizioni di guida
  • obiettivo dichiarato: generare oltre una tonnellata di downforce a velocità elevata

È il tipo di macchina che quando la guardi, senti che nasce in galleria del vento. Le prese d’aria e i flussi del corpo vettura sono studiati per garantire stabilità a 350 km/h e per ottimizzare la dissipazione termica di motore e batterie.

Dimensioni, prestazioni e configurazioni

La differenza principale tra le due versioni è nel tetto: la Spider adotta pannelli removibili in fibra di carbonio e policarbonato.
Per compensare la perdita di rigidità, Aston Martin ha introdotto rinforzi localizzati nella zona centrale e una taratura differente delle sospensioni.

Valkyrie CoupéValkyrie Spider
Lunghezza~4.500 mm~4.500 mm
Larghezza~1.965 mm~1.965 mm
Altezza~1.070 mm~1.070 mm
Passo2.770 mm2.770 mm
Peso (a secco)~1.270 kg~1.350 kg
Potenza complessiva1.139 CV1.139 CV
0–100 km/h< 2,5 s< 2,6 s
Velocità max> 350 km/h> 350 km/h

Interni e ergonomia

L’abitacolo è una cellula monolitica in carbonio con due sedili integrati nel guscio e posizionamento “a piedi rialzati”.

Salire sulla Valkyrie è un’esperienza quasi “cerimoniale”.
Ti siedi sdraiato, con i piedi più in alto del bacino, come in una monoposto.
Tutto è carbonio, alluminio, e nient’altro.
Il volante è un piccolo computer: pulsanti, schermi, modalità.
Gli interni sono ridotti all’osso — e lo dico in senso buono.
È il posto giusto per chi ama guidare, non per chi cerca comfort.
Il bagagliaio? Quasi inesistente. Ma se ti interessa quello, stai leggendo l’articolo sbagliato.
La rumorosità e la rigidità sono da vettura da competizione, ma la qualità di assemblaggio è in linea con l’alto artigianato tipico di Gaydon.

Su strada (o in pista): serve rispetto

Dal punto di vista dinamico, la Valkyrie rappresenta un unicum:

  • Sospensioni push-rod con schema derivato direttamente dalla F1
  • Freni in carbonio
  • Cambio sequenziale 7 rapporti: pur non essendo una doppia frizione moderna, è stato scelto per ottimizzare peso e layout “single clutch” per la riduzione dei componenti.
  • Recupero energetico, riduzione del peso del pacco batterie (piccola capacità rispetto ad ibridi plug-in) per non compromettere la dinamica pura.
  • Gestione elettronica minima, con priorità assoluta al bilanciamento meccanico

Non è una macchina “facile”. Le recensioni sottolineano che, pur trattandosi di vettura stradale, la Valkyrie chiede “impegno”: lo sterzo è diretto, sospensioni durissime, visibilità quasi nulla.
Ma quando affondi, capisci che tutto quel lavoro di ingegneria serve a un unico scopo: farti vivere qualcosa che nessun’altra auto stradale è in grado di darti.

L’intervento elettrico è percepibile solo nella risposta immediata al gas e nella fase di recupero dell’energia, ma non altera il carattere del motore Cosworth.
Il comportamento è radicale, senza margini di compromesso: sterzo immediato, comfort limitato, ma una precisione e una comunicatività che nessun’altra hypercar stradale riesce a offrire oggi.
Il V12 è rabbioso ma lineare, e il supporto elettrico non toglie, anzi aggiunge.
Ti regala coppia istantanea e una transizione che ti sembra telepatica.

Coupé o Spider?

La Coupé è la forma più “vera” del progetto.
Rigidità assoluta, peso più contenuto, carico massimo.
La Spider è leggermente più pesante e meno rigida, ma quando togli il tetto, ti arriva addosso tutto: l’urlo del V12, il calore dei collettori, il vento che ti taglia la faccia.
È la stessa macchina, ma vissuta “a pelle”.
Una roba che ti rimette in discussione come appassionato.

Posizionamento e prospettive

La Aston Martin Valkyrie si colloca al vertice assoluto del mercato delle hypercar.
La produzione complessiva (Coupé + Spider) è inferiore alle 300 unità, con un prezzo che supera i 3 milioni di euro. La Spider, prodotta in quantità ancora più limitata, ha valore da collezione immediato.

Nel contesto competitivo, la Valkyrie non mira tanto a rivaleggiare con Ferrari SF90, McLaren Speedtail o Pagani Huayra BC, quanto a definire una propria categoria: quella della Formula 1 “road-legal”. Le sue rivali sono piuttosto la Red Bull RB17 (non omologata per uso stradale), e la Mercedes-AMG One; entrambe a tiratura limita.
Per Aston Martin, rappresenta un manifesto tecnologico: un banco di prova per materiali, aerodinamica e powertrain che verranno parzialmente trasferiti nei futuri modelli sportivi del marchio.

È, a tutti gli effetti, una vettura laboratorio.
Una macchina che rappresenta per Aston Martin quello che la McLaren F1 rappresentò per Gordon Murray negli anni ’90: un’icona destinata a segnare un’epoca.

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