Anatomia di una Crisi: l’attacco hacker a Jaguar Land Rover e la nuova frontiera della Cybersecurity Automotive
Jaguar Land Rover, colosso del lusso inglese, messa in ginocchio da un attacco hacker.
Stabilimenti fermi, 33.000 dipendenti a casa e miliardi di sterline in fumo.
Non è un episodio isolato, ma il campanello d’allarme più forte che l’automotive abbia mai sentito.
Ragazzi, questa non è una semplice storia di server in tilt. È una vera e propria crisi industriale digitale.
Jaguar Land Rover — sì, proprio quel colosso simbolo del lusso inglese — si è ritrovata paralizzata da un attacco hacker che definire pesante è poco.
Non parliamo di un furto di dati o di un ransomware da due lire: qui si è spenta la fabbrica. Tutta.
Catene di montaggio ferme, sistemi IT in blackout, dipendenti a casa e una perdita stimata in miliardi di sterline.
Un disastro che ha travolto JLR e l’intero ecosistema produttivo britannico.

Il crash digitale: quando anche le ruote si fermano
Tutto è iniziato a fine estate 2025. Un gruppo hacker — quelli che si fanno chiamare “Rey”, vicini ai famigerati Scattered Spider e Lapsus$ — ha infilato un colpo chirurgico sfruttando una falla nei sistemi SAP.
Nel giro di poche ore, JLR è passata dal lusso al silenzio assoluto.
Fabbriche ferme da Solihull a Bratislava, 33.000 dipendenti a casa, e una produzione che da 1.000 auto al giorno è scesa a zero.
Effetto domino: quando cade il gigante, cadono tutti
L’impatto economico è stato devastante. Si parla di 50 milioni di sterline di danni a settimana solo per la produzione ferma.
Ma la vera tragedia è arrivata per la filiera: più di 5.000 aziende coinvolte, da OPmobility in giù, costrette a sospendere attività e mettere i lavoratori in cassa.
Il governo britannico ha dovuto stanziare 2 miliardi per evitare un collasso a catena.
Insomma: non un semplice attacco hacker, ma un black-out industriale nazionale.
E poi c’è il danno reputazionale
Per un marchio che ha costruito la propria immagine su tecnologia e affidabilità, è come vedere un airbag che non si apre nel momento del bisogno.
Un colpo al cuore.
La lezione: serve un cambio di mentalità
L’attacco a JLR ha acceso una spia rossa su tutto il settore.
Oggi l’auto è un computer su ruote, e come ogni computer, può andare in crash.
Le case automobilistiche devono smettere di pensare che basti un firewall per dormire sonni tranquilli.
Ecco i punti chiave di questa nuova era:
- Non basta un muro: serve un sistema immunitario digitale.
Serve una difesa intelligente, capace di riconoscere in tempo reale i comportamenti anomali e isolare le minacce. - La cybersecurity non è più un optional.
Le norme UNECE R155 lo dicono chiaro: o hai un sistema di gestione della sicurezza informatica completo, o la tua auto non entra nel mercato. - Gli aggiornamenti software sono la nuova manutenzione.
Come cambi l’olio, devi patchare i tuoi sistemi. L’attacco a JLR è passato da una vulnerabilità nota. - L’assicurazione cyber è l’airbag finanziario.
Affrontare un attacco senza copertura dedicata significa rischiare la bancarotta.
L’era del “noi costruiamo auto, non server” è finita.
La cybersecurity è il nuovo motore dell’industria automobilistica.
Non si tratta più solo di velocità, design o comfort, ma di resilienza.
Chi non lo capirà in fretta, rischia di restare in panne.


