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Porsche Cayenne Electric: capolavoro tecnico, tempismo disastroso

È inutile girarci intorno: la nuova Porsche Cayenne Electric è un capolavoro tecnico.
È una di quelle auto che, sulla carta, polverizza ogni concetto di prestazione in un SUV. Numeri da missile, tecnologia da videogioco, batterie strutturali, recupero energetico da Formula E, interni che sembrano un concept futuristico messo in produzione per sbaglio.

Tutto bellissimo.
Tutto inutile.

Perché il punto non è come è fatta.
Il punto è per chi è fatta.

E oggi, nel mondo reale del 2025, il cliente premium non vuole questo.
Non così.
Non adesso.
E invece al lancio è disponibile nelle 2 versioni Cayenne e Cayenne Turbo e poi arriverà anche una versione con motori ibridi, come per la nuova Macan.

Partiamo dai fatti: sì, è un missile. Un missile vero.

I numeri ufficiali rilasciati da Porsche raccontano la Cayenne Electric come “un nuovo inizio” per il brand, saltano fuori dati che fanno tremare i polsi:

  • fino a 850 kW (1.156 CV) con Launch Control sulla Turbo Electric
  • 0-100 km/h in 2,5 secondi — roba da supercar pura
  • fino a 1.500 Nm di coppia
  • recupero energetico fino a 600 kW, livello Formula E
  • batteria da 113 kWh con raffreddamento su entrambi i lati
  • ricarica fino a 400 kW, dal 10 all’80% in meno di 16 minuti
  • autonomia WLTP fino a 642 km

Insomma: tecnicamente, questa Cayenne è la Porsche più potente di sempre.
Non un SUV: una dichiarazione di guerra.

Gli interni? Un’astronave vestita da SUV

Porsche descrive una serie di soluzioni che, ammettiamolo, sono da “wow”:

  • nuovo cockpit digitale con display curvo e comandi ridisegnati
  • Matrix LED sottilissimi, integrati in un frontale completamente ripensato
  • design più filante ma senza rinunciare a proporzioni da Cayenne
  • sospensioni attive Porsche Active Ride, che “eliminano quasi completamente i movimenti di carrozzeria”
  • sterzo posteriore, optional su entrambe le versioni
  • interni moderni, puliti, orientati all’uso tecnologico, senza perdere l’impostazione Porsche

Insomma: entri e ti sembra di essere a metà tra una Taycan e il concept car del Salone di Francoforte 2030.

E quindi? Perché secondo me non funzionerà? Perché nessuno la sta aspettando.

Basta parlare con chi una Cayenne la compra davvero — non con chi la guarda su Instagram.
Basta parlare con concessionari, flotte, leasing manager.
Basta guardare cosa succede ogni mese nelle immatricolazioni.

Lo schema è chiaro:

  • I clienti premium chiedono ibridi.
  • Vogliono termici di alto livello finché saranno disponibili.
  • E vogliono elettrico, sì… ma come opzione, non come strada obbligata.

La verità è che oggi chi spende 120-150 mila euro per un’auto vuole una sola cosa: libertà di scelta.

Non vuole una macchina che per esprimere il meglio di sé richiede colonnine da 300-400 kW che nel 95% dell’Italia non esistono.
Non vuole i limiti dell’infrastruttura.
Non vuole l’ansia di un viaggio lungo.
Non vuole un mezzo da 2,7 tonnellate di batteria e acciaio che in autostrada si beve l’autonomia come una 911 GT3 si beve la benzina al Nürburgring.

Il cliente premium non è ideologico.
È pratico.
E oggi l’elettrico puro non è pratico.

Porsche, invece, sembra convinta del contrario.

Lancia una Cayenne Electric come se il mondo fosse già pronto a una transizione totale.
Come se tutti avessero già la wallbox da 22 kW in garage.
Come se l’Italia fosse la Norvegia.
Come se bastasse dire “800 volt” per convincere un cliente a mollare ciò che funziona da vent’anni.

La Cayenne Electric è un’auto straordinaria… nel momento sbagliato.

È come servire caviale in un ristorante dove metà dei clienti vuole solo una fiorentina ben fatta.
Premio Michelin per lo chef, applausi…
ma i tavoli restano vuoti.

E poi c’è il peso: l’elefante — enorme — nella stanza

Dentro il documento Porsche c’è una cosa che non viene detta, ma si capisce:
questa Cayenne pesa un’enormità.
La batteria da 113 kWh, i nuovi sistemi attivi, la struttura rinforzata… tutto porta a una massa che, realisticamente, sta fra le 2,6 e le 2,8 tonnellate.

E qui scatta il corto circuito:

  • Porsche ti parla di “dinamica sportiva”
  • Ma la fisica ti ricorda che due tonnellate e mezzo e passa restano due tonnellate e mezzo e passa
  • E il cliente ti dice:
    “Sì, ok, ma io la Cayenne la uso per andare in montagna, a scuola, al lavoro. Non per sparare 0-100 da dragster ogni semaforo.”

E allora viene spontanea la domanda:
tutto questo peso, tutta questa tecnologia, tutto questo sforzo… per cosa?

Porsche ha ragione nel lungo periodo. Ma nel breve? Sta tirando dritto controvento.

E attenzione: la Cayenne Electric la venderanno, perché Porsche è Porsche.
Perché il design è fantastico.
Perché la tecnologia è incredibile.
Perché chi la compra spesso compra “il meglio” a prescindere.

Ma l’auto non fotografa il desiderio del mercato di oggi.
Fotografa solo l’ambizione dei costruttori.

E qui, permettetemi la botta finale:

Un costruttore può anche decidere di correre più veloce del mercato.
Ma quando corre troppo più veloce… rischia di non trovare nessuno al traguardo.

Ecco perché la Cayenne Electric è un capolavoro tecnico, ma un passo rischioso.
Bellissima, potentissima, futuristica.
Ma non è questo, oggi, quello che chiede il cliente premium.

E fingere che lo sia è il modo migliore per perdere contatto con la realtà.

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