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Porsche e la transizione elettrica

Promessa, realtà e parcheggio in corsia di emergenza?

La Porsche si trova oggi a un bivio elettrico, e non è un semplice “via tutto e tutti a batteria”. Vi racconto cosa succede, perché la promessa era grande e perché la realtà sta mostrando più di un imprevisto.

Il sogno elettrico di Zuffenhausen

Negli ultimi anni, Porsche aveva messo sul tavolo un obiettivo ambizioso: entro il 2030 l’80% della produzione sarà elettrica. Una dichiarazione che aveva fatto il giro del mondo, forte e chiara come solo Porsche sa fare.
La seconda generazione della Macan, presentata nel 2024, doveva essere la dimostrazione pratica: solo elettrica in Europa, costruita sulla nuova piattaforma PPE (Premium Platform Electric), condivisa con Audi e pensata per i BEV di fascia alta.
Sembrava la parabola perfetta: tecnologia tedesca, sportività e futuro.

Ma la strada è più dissestata del previsto

Poi è arrivata la realtà. E come spesso accade, è stata meno lineare del previsto.
In Cina, che per Porsche è un mercato chiave, le vendite sono crollate all’improvviso, e non solo per l’economia locale: il pubblico lì è già saturo di auto elettriche, spesso più economiche e altrettanto tecnologiche.
Anche Porsche ha dovuto ammettere che la transizione sarà più lenta. Non più una corsa in autostrada, ma un percorso a slalom tra costi, infrastrutture e abitudini dei clienti.

La rete di ricarica, ancora disomogenea in molti Paesi, limita la libertà che il marchio ha sempre promesso.
Le batterie costano, e per offrire prestazioni “alla Porsche” servono pacchi da 100 kWh, con conseguenze pesanti su margini e prezzi.
E poi c’è la percezione: Porsche è motore, cambio, sound, sensazione meccanica. Passare all’elettrico non è solo cambiare carburante, è cambiare emozione.

I segnali del cambio di rotta

È qui che la storia si fa interessante. Perché Porsche non sta solo accelerando sull’elettrico: sta anche riprendendo in mano il volante della sua strategia.
Si parla già di un futuro successore della Macan che potrebbe non chiamarsi più Macan, e che tornerebbe in gamma anche con versioni ibride o termiche.
Il modello termico attuale, infatti, continuerà a vivere in alcuni mercati fuori dall’Europa. Segno che Zuffenhausen non vuole bruciare i ponti col passato troppo in fretta.
Nel frattempo, l’aggiornamento della Macan elettrica model year 2026 introduce nuovi sistemi digitali e ADAS, chiaro indizio che Porsche sta pensando in termini evolutivi, non rivoluzionari.

Perché la transizione non sta funzionando come previsto

Dietro le cifre, la realtà è semplice: l’elettrico non è ancora profittevole come lo era il termico. Le batterie costano, le economie di scala non sono ancora arrivate e i listini si impennano.
Il cliente Porsche, poi, è abituato a un’esperienza sensoriale precisa, la spinta del motore, la cambiata, il rumore, e l’elettrico, per quanto efficiente, toglie un bel pezzo di quel rituale.

E lo dico da appassionato: se penso a una 911 silenziosa, mi viene sempre quel mezzo brivido… non per l’emozione, ma per il dubbio. Potrà andare forte quanto volete (per 3 giri di pista, poi la parcheggiate con i pneumatici a temperature da fusione o la batteria scarica), ma non è emozionante.

Anche l’infrastruttura resta un punto dolente: le autonomie dichiarate da oltre 500 km WLTP sulla carta vanno dimezzate quando si guida “come si guida una Porsche”.
Infine, la strategia “tutto e subito elettrico” rischia di rivelarsi un boomerang: meglio un approccio graduale, che permetta di mantenere identità e margini, piuttosto che un cambio di rotta troppo brusco.

Gli scenari possibili

La mia sensazione è che Porsche continuerà a spingere sull’elettrico, ma con prudenza. Non abbandonerà il termico o l’ibrido a breve, anche perché alcuni mercati, e molti clienti, non sono ancora pronti.
Il marchio ha bisogno di chiarezza: spiegare cosa è un’elettrica sportiva Porsche e cosa resta un’auto “meccanica” di tradizione.
Se questo equilibrio viene meno, rischia di perdere identità più che quote di mercato.

Nei prossimi due o tre anni sarà tutto da vedere: se la domanda EV premium non ripartirà e i costi non scenderanno, Porsche, come altri marchi, dovrà adattarsi. Magari rivedendo prezzi, pacchetti o riportando sul mercato versioni “miste” più flessibili.

La transizione elettrica di Porsche non è un film già scritto. È una strada ancora in costruzione, con curve improvvise e qualche buca di troppo.
Il sogno dell’elettrico resta vivo, ma la realtà ha imposto un pit-stop tecnico.
La Macan EV è oggi il simbolo di questa fase: auto straordinaria, ma anche specchio delle contraddizioni di un’epoca.

La tecnologia corre, ma la passione — quella vera — non la puoi aggiornare via software.

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