E gli automobilisti pagano il conto.
Altro che progressivo allineamento in cinque anni. Altro che 2030. Il governo ha deciso di anticipare di colpo la riforma delle accise su benzina e gasolio, fissando l’allineamento già dal 1° gennaio 2026.
Una scelta che, se confermata, rischia di far saltare i conti di milioni di automobilisti e di ribaltare per la prima volta nella storia recente il rapporto di prezzo fra benzina e diesel.
Il dietrofront

Solo sette mesi fa, il Ministero dell’Economia parlava di un “graduale percorso di convergenza” tra le accise, con un piano quinquennale che avrebbe dovuto portare benzina e gasolio alla stessa tassazione entro il 2030.
Ora, invece, il disegno di legge di bilancio cambia tutto: riduzione di 4,05 centesimi al litro per la benzina e aumento della stessa cifra sul gasolio.
Risultato: se la misura entrasse in vigore oggi, il gasolio supererebbe la “verde” di circa due centesimi al litro.
Le conseguenze
Per chi si muove ogni giorno per lavoro, la notizia è una mazzata.
Il gasolio resta il carburante di riferimento per trasportatori, flotte aziendali, agricoltori e professionisti. Un aumento delle accise in questa fascia significa un effetto domino sui costi di trasporto, e quindi sui prezzi finali di tutto ciò che viaggia su gomma: dal pane al frigorifero.
In pratica, un colpo indiretto anche ai consumatori che magari non hanno nemmeno un’auto diesel.
Il paradosso politico
Ci avevano raccontato che la transizione ecologica sarebbe stata “graduale e accompagnata”.
Ma questo provvedimento sembra più una scossa elettrica data al mercato dei carburanti.
E la cosa più sorprendente è la tempistica: mentre il Paese è ancora in piena incertezza sul futuro dell’elettrico e dei nuovi incentivi, si colpisce la fascia di automobilisti che meno può cambiare auto nel breve termine.
Sembra quasi una forzatura: spingere la gente verso l’elettrico… a colpi di accisa.
Peccato che, senza infrastrutture adeguate e senza un piano serio di sostegno all’acquisto, il rischio è di penalizzare tutti, senza ridurre realmente le emissioni.
L’allineamento delle accise è un passo che prima o poi doveva arrivare, ma farlo in questo modo, improvviso, non concertato, e senza misure compensative, rischia di diventare l’ennesimo caso di “transizione fatta al contrario”.
Perché il diesel, da carburante “intelligente”, economico e affidabile, potrebbe presto diventare un lusso.
E, come spesso accade in Italia, alla fine chi paga è sempre chi guida.





